WILDLIFE VOLUNTEERING
Monte Adone Wildlife Reserve ©Ylenia Vimercati
Volunteering experience with native and wild animalsIn 2010 I volunteered for 3 weeks at the Research and Conservation Center of Wild and Exotic Fauna – Monte Adone, Italy (Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica – Monte Adone, BO).
I worked with native species, such as nocturnal birds and goats, and wild animals like chimpanzees, lions, and tigers. The Center hosts and takes care of animals injured by car accidents or environmental issues, and individuals saved from circus slavery and confined by humans. |
Il Centro di Recupero Fauna Selvatica di Monte Adone nasce nel 1989 in seguito ad una serie di innumerevoli ritrovamenti di fauna selvatica autoctona in condizioni di difficoltà. Il Centro si occupa del soccorso, della cura e della reintroduzione di animali autoctoni, ma si è presto attivato anche nel recupero e nell’accoglienza di animali esotici quali ad esempio scimpanzé e leoni importati illegalmente dall’Africa.
Nel 1993 viene fondata l’Associazione Onlus “Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica – Monte Adone”, nel 1996 ottiene l’iscrizione all’Albo del Volontariato per l’Emilia Romagna e a partire dal 1997 ottiene l’autorizzazione dal Ministero dell’Ambiente alla detenzione di fauna pericolosa ritrovata in condizioni di emergenza. Durante il periodo trascorso presso il Centro mi sono occupata come volontaria dell’alimentazione, della pulizia, della cura, del soccorso delle specie ospitate e dell’ideazione di arricchimenti alimentari (quali la modificazione del tipo di cibo offerto, la frequenza e la modalità di distribuzione) ed arricchimenti ambientali con lo scopo di aumentare l’attività fisica e mentale ed evitare problemi di comportamento. Gli animali necessitano di molti stimoli e, un ambiente arricchito, permette loro di fare esperienze positive. Gli animali del Centro sono stati convenzionalmente “raggruppati” in tre percorsi di lavoro ai quali i volontari vengono assegnati a turno per poter avere un’esperienza completa. I percorsi erano denominati: Terra, Acqua e Fuoco. Il primo comprendeva la gestione di animali quali: tartarughe di terra, emù, germano reale, cornacchia, iguana, fagiano dorato, colombo bianco, procioni, genetta, istrice, pappagalli di diverse specie tra cui tre Ara ararauna; il secondo si occupava per la maggior parte di animali autoctoni trovati feriti, tra cui anche cuccioli, quali caprioli, ricci, pipistrelli, volpi e rapaci; infine il terzo percorso si prendeva cura degli esemplari più “pericolosi” come: scimpanzé, piccoli primati (quali macachi, un cercopiteco ed un eritrocebo), Tigri, Leoni, Leopardo e Lince. Ogni giorno ci si atteneva ad una tabella in cui venivano indicati orari, ordine degli esemplari da nutrire, dosi e tipologia di cibo, accuratamente elaborata da veterinari competenti, in modo tale che ciascun animale ricevesse la corretta quantità e tipo di cibo ad orari prestabiliti. Il cibo destinato agli esemplari ospitati non doveva mai essere servito freddo per evitare coliche e, le dimensioni del cibo tagliato dovevano essere adeguate in base alla taglia ed alla specie. Al momento della preparazione del cibo per una determinata specie, era molto importante compilare un’apposita scheda (ogni ospite ne possedeva una) in cui andava indicato il tipo di nutrimento che ci si apprestava a dare e, in seguito alla distribuzione, era necessario segnalare l’eventuale presenza di avanzi. Questo risultava fondamentale per comprendere i gusti dell’animale, variare la dieta durante la giornata e venire a conoscenza di un loro possibile malessere nel caso di ripetute segnalazioni di avanzi di cibo. Particolare attenzione bisognava prestare nell’evitare l’imprinting animale-uomo soprattutto nel caso degli animali autoctoni, si tentava quindi di ridurre al minimo qualsiasi contatto con le specie ospitate in modo da non permettere loro di instaurare uno stretto contatto con i volontari. L’eccessiva socializzazione dell’uomo con gli esemplari ospitati poteva risultare soltanto dannosa soprattutto nel caso di una futura reintroduzione in natura dell’animale. Durante le prime due settimane di permanenza al Centro ho seguito il Percorso Terra, mentre nell’ultima settimana ho partecipato come assistente nel Percorso Fuoco. |